Integrale è meglio?
“Introducete alimenti integrali nella vostra dieta!” Quante volte ci sentiamo ripetere questo mantra? È un comandamento che si propaga dalle riviste di nutrizione a quelle di lifestyle, un evergreen che non stanca mai e che, come il nero, non va mai fuori moda.
Tuttavia, se comparate le indicazioni nutrizionali su un pacco di pasta integrale ed uno di raffinata, vedrete che l’apporto calorico è pressochè simile .
Ma allora c’è davvero un vantaggio a preferire alimenti integrali verso i raffinati? E se si, quali benefici possiamo ottenere?
Prendiamo uno degli alimenti più gettonati: le farine di frumento integrali. Come sapete, si ottengono dalla macinazione dei semi di frumento, di cui avevamo parlato in questo post. La prima farina che si ottiene è integrale. Nel processo di raffinazione, si procede al setacciamento ed alla separazione della crusca e del germe. Le farine bianche sono, dunque, costituite solamente dall’endosperma che contiene amidi e proteine.
Nella crusca ed il germe troviamo però vitamine, fibre ed antiossidanti che hanno un ruolo importante nella nostra alimetazione. Quindi una farina raffinata è, effettivamente, nutrizionalmente inferiore ad una integrale.
Per esempio il livello di vitamine del gruppo B nella farina di frumento integrale è attorno ai 9 mg su 100 g di prodotto, una quantità non indifferente considerando la quantità di derivati del frumento che si consumano quotidianamente (non so voi, ma la mia porzione di pasta è intorno ai 100 g ;)).
Prima però di dichiarare guerra alle farine bianche, facciamo una piccola riflessione. La nostra alimentazione è drasticamente migliorata rispetto all’inizio del XX secolo. L’abbondanza e la scelta alimentare è tale (almeno nei paesi sviluppati) che, seguendo una dieta variata, si possono introdurre vitamine da altre fonti (frutta, verdure, legumi, uova, latte etc...) ed evitare le ipovitaminosi (veramente rare ai giorni nostri!). Allo stesso modo, si possono assume fibre da frutta e verdura. Insomma, le farine integrali offrono dei vantaggi evidenti, ma se proprio non le sopportate, avete delle opzioni per integrare.
Pensate, invece, quando la disponibilità di cibo era limitatissima e ci si nutriva di pochi alimenti, tipo la farina di mais (vi ricorderete la diffusione della pellagra). Purtroppo, queste condizioni sono sempre presenti nei paesi in via di sviluppo, dove le ipovitaminosi e le patologie correlate vedono una certa diffuzione. Riteniamoci, dunque, fortunati a poter scegliere. E nella scelta, facciamoci sempre guidare dai fatti e non dalle mode del momento.
Vi è piaciuto questo articolo più a sfondo nutrizionistico? Ne scriverò qualcuno di tanto in tanto, fatemi sapere nei commenti se l’idea vi inspira :)
Fonti
K. Masisi et al., Food Chem., 2016, 196, 90-97
L. Stevenson, Int. J. Food Sci Nutr., 2012, 63, 1001-1013